BY: Gianluca Zoino

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IL primo amore non si scorda mai, e questo perché con la prima ardente passione si attivano in maniera del tutto nuova i circuiti neuronali dell’ansia e della paura, provocando in noi una specie di trauma. Non solo: questa reazione biochimica è identica in tutte le culture e popolazioni, da quella europea a quella americana fino a quella cinese, dove i matrimoni sono combinati e l’innamoramento è per la società più un elemento distruttivo che costruttivo.
E’ il primo forte sentimento provochi precise reazioni neuronali nel cervello, diverse – ma non meno intense – da quelle che si scatenano con gli amori successivi, più romantici e meno distruttivi, ma identiche per tutte le popolazioni.

I ricercatori, dopo aver effettuato uno studio su questo argomento, hanno  concluso che, indipendentemente dalla matrice culturale, l’amore romantico, per quanto intenso, comporta una minore componente ossessiva, mentre quello passionale provoca per la prima volta sentimenti di incertezza e ansia ed è per questo che è così indimenticabile.

La differenza tra amore romantico e passionale era già stata analizzata dalla ricercatrice: “Molti credono che l’amore romantico sia identico a quello passionale. Non è così – spiega – ha la stessa intensità, lo stesso coinvolgimento, la stessa alchimia sessuale dell’amore passionale ma una minore componente ossessiva. Quello che ci fa ‘morire di passione’ comporta sentimenti di incertezza e ansia ed è un sentimento che aiuta a portare avanti relazioni brevi, non durature”.

“In gergo si dice che, con l’innamoramento, l’amigdala ‘sequestra’ il cervello – spiega la psichiatra Donatella Marazziti, docente di psichiatria presso l’Università di Pisa e autrice del libro La natura dell’amore (Rizzoli) – in pratica, con il primo forte sentimento si attivano le zone mesencefalice e quella del grigio periacqueduttale, piena di recettori oppiacei che ne fanno una sorta di area di controllo del dolore. L’amidgada fa da ‘direttore d’orchestra’ e narcotizza i circuiti neuronali, provocando una tempesta biochimica che ci sconvolge. Vengono coinvolte anche le aree legate al funzionamento dei visceri. E’ per questo che sentiamo cosiddette ‘farfalle nello stomaco’”.

Dopo un tot di tempo, spiega la dottoressa, scatta la fase due, quella che provoca o meno la trasformazione dell’innamoramento in amore. A determinare il passaggio è il sistema ossitocina, quel “messaggero chimico” che spegne le aree dell’amigdala e attiva quelle del piacere, il circuito del “reward”, la ricompensa. E’ qui che il sentimento da immaturo diventa completo, che il senso di ansia si trasforma in piacere. Ma non sempre questa fase coincide con il primo cosiddetto amore. Che anzi, spesso, si ferma al primo passo, la fase dell’innamoramento, quella più intensa, dolorosa e immatura. “Il cervello deve essere neurologicamente pronto a una trasformazione del genere – continua la Marazziti – e non lo è mai prima dei 20 anni”.