BY: Gianluca Zoino

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La fase prospettica di una psicoterapia: obiettivi clinici e collaudi creativi del Sé.

La Psicologia Individuale considera l’uomo nella sua totalità come unità biopsicosociale. L’essere umano, per Alfred Adler è ontologicamente e filogeneticamente segnato da un sentimento di inferiorità rispetto all’ambiente circostante, dal momento della nascita e lungo tutto il suo cammino di vita. In ogni fenomeno psicologico è, di conseguenza, presente l’aspirazione alla superiorità che si dipana parallelamente allo sviluppo fisico ed è una necessità intrinseca della vita stessa; tutte le funzioni seguono la sua direzione e aspirano alla conquista, alla sicurezza e alla crescita, in un percorso dal minus al plus(A. Adler,1912). L’uomo percepisce la realtà intorno a sé attraverso il meccanismo delle finzioni che sono idee comprendenti elementi inconsci che non hanno una controparte nella realtà ma svolgono l’ utile funzione di metterci nella condizione di fare i conti con essa in modo migliore di quello che si sarebbe potuto fare diversamente. La finzione è dunque un costrutto ausiliario, un’impalcatura che viene demolita quando non è più utile, e non ha bisogno di conferme, ha un carattere soggettivo, il soggettivo finzionale(H. Ansbacher, 1956).
La Psicologia Individuale trova nelle compensazioni tutte le modalità con cui la volontà di potenza, una delle due istanze fondamentali, si propone di superare il sentimento di inferiorità (G. Rovera, P L. Pagani, F. Castello, 1975).Volontà di potenza intesa, quindi, come spinta di autoaffermazione al fine di raggiungere la superiorità. L’uomo, in questo senso, non è un mero prodotto della natura e neanche un semplice prodotto sociale: è l’insieme di entrambi ed è artefice sia nei confronti della natura che della società. Dunque nell’essere umano è la capacità di progettarsi e proiettarsi nel futuro(A.Adler, 1912,), in un piano di vita che, pur non essendo fissato nei minimi dettagli, ha già contorni generali da imprimere una direzione prospettica a tutti i fenomeni psichici che sono da considerare come preparazione a qualcosa che sta per accadere(A.Adler, 1927); a tale proprietà di progettazione dell’uomo viene dato il nome di teleonomia. L’altra istanza fondamentale presente nell’individuo è il sentimento sociale, inteso come tendenza antiomeostatica di convalida sociale; funzionerebbe come una forza o istanza aggregante oltre che l’individuo ai suoi simili, anche i diversi processi biologici e psichici all’interno dell’individuo, quindi come istanza aggregante il sé (S.Fassino, 1985). Esso indica l’attitudine innata attraverso la quale un individuo diviene sensibile alla realtà che fondamentalmente è la situazione sociale; è parte del bagaglio intellettuale dell’individuo e ne costituisce l’aspetto più importante. Questo concetto esprime la natura intersoggettiva e fenomenologica della mente umana, idea chiave della Psicologia individuale. Tutti i processi psicologici, quindi, concorrono a formare un’organizzazione coerente con la meta; questa struttura coerente della personalità è definita da Adler Stile di vita (A.Adler,1926). Lo stile di vita diviene, dunque, l’impronta unica ed inimitabile che caratterizza l’individuo e nella quale confluiscono i tratti del comportamento, le idee, le opinioni, i sentimenti, le emozioni, articolati ed al servizio delle finalità prevalenti. Esso è quindi l’insieme di tutte le tattiche sperimentate poste al servizio della strategia di fondo, ideata dal soggetto per superare le difficoltà incontrate e per raggiungere la meta prefissata(A.Mascetti, F.Maiullari, 1982). Lo stile di vita è costruito dal sé creativo che dirige un impulso, gli dà forma e lo fornisce di una meta significativa. Il Sé creativo, unitario e coerente, governa la struttura della personalità ed è un sistema soggettivo, molto personalizzato, che interpreta e rende significative le esperienze dell’organismo e promuove un adattamento creativo alle richieste della società. Corrisponde, dunque, all’istanza che rende significativele esperienze dell’individuo e che nel contempo gli consente di conservare per tutta la vita quei particolari schemi che gli consentiranno di perseguire a lungo termine i propri scopi. Dal punto di vista clinico, il sé creativo del terapeuta ricalibra costantemente la strategia generale di intervento in considerazione delle risposte del paziente, modulando la teoria di riferimento, la conoscenza di sé, il qui e ora di quel paziente. Inoltre evidenzia i codici normativi ed etici del paziente, promuovendo l’evoluzione verso un più favorevole e congeniale adattamento creativo. Sé, stile di vita e potere creativo sono dunque elementi correlati che garantiscono la soggettività e quindi assi importanti dell’individuo inteso come unità biopsicosociale.
A.Adler considera la psicoterapia come assunzione tardiva della funzione materna e, allo stesso tempo, un’esperienza emotiva correttiva del deficit affettivo di base( M.K. Ruping,1990; G.Ferrigno, 1998). L’evento psicoterapeutico costituisce un momento che si sviluppa nel tempo con la costruzione di una storia a due che segue un itinerario unico, irripetibile, creativamente e finalisticamente orientato, in cui la coppia creativa cresce e si evolve.
Ecco allora che il principale strumento di lavoro diviene lo stile di vita, la personalità e il sentimento sociale del terapeuta che accetta di entrare pienamente nel gioco funzionale, dialettico, trasformativo dei “come se”(G. Ferrigno, 2005). La psicoterapia viene allora vista come accettazione del diverso, del sofferente, dell’abnorme, come capacità di avvertire i segnali contraddittori e paradossali, di intuire i tortuosi sentieri che costellano l’esistenza .
Il terapeuta svolge perciò un ruolo attivo nella costruzione della relazione insieme al paziente, non limitandosi ad osservare in modo distaccato e neutro, elargendo solo interpretazioni onnipotenti per smantellare le finzioni rafforzate, ma cercando, invece, di coinvolgere il paziente in una nuova possibilità di relazione che, con il tempo, gli consenta di abbandonare vecchi schemi relazionali, inadatti, per sperimentarne di nuovi. Secondo l’ottica adleriana, la psicoterapia si propone di portare il paziente verso un più armonico Stile di Vita, un maggiore adattamento agli altri e alla società, con delle scelte esistenziali valide e delle compensazioni positive, nella convinzione che la completa guarigione consista nella reintegrazione del paziente.
Nei termini della psicologia individuale il processo e il rapporto analitico si può considerare come lo sviluppo di una interazione tra le due istanze fondamentali di volontà di potenza e sentimento sociale.
Gli obiettivi della psicoterapia individuale in relazione all’istanza aggregatrice del sentimento sociale sono: a livello intrapsichico il creare collegamenti intrapsichici e prospettive interiori che possono sostituirsi alle finzioni del soggetto, mentre, a livello relazionale, promuovere nuovi “moduli di legame”, cioè modi di rapportarsi al altri e al mondo. In relazione alla volontà di potenza, a livello intrapsichico l’obiettivo è rafforzare atteggiamenti creativi e liberi, diversificati rispetto alle esperienze precedenti del soggetto e che gli possano servire per i compiti vitali che deve affrontare. A livello relazionale l’obiettivo è di aumentare la responsabilità e l’assertività nelle interazioni e relazioni sociali.
Il processo analitico si può dividere secondo un criterio temporale o secondo le fasi del cambiamento e della trasformazione del paziente nel suo “essere con” il terapeuta. Secondo il criterio temporale esistono una fase iniziale, intermedia e finale.
In una fase iniziale il terapeuta effettua una diagnosi, indaga la struttura di personalità del paziente e si pone delle domande, formulando delle ipotesi sul significato prospettico della crisi e della richiesta di aiuto. Nella fase intermedia avviene l’analisi del Sé stile di vita, delle fasi importanti del romanzo famigliare del paziente. L’analisi si concentra in particolare sulla relazione con il paziente e il suo evolversi.
L’analista impiega lo strumento della “sua presenza significativa”. Egli si avvale della consapevolezza transferale e controtransferale per muoversi con il suo controtransfert.
Secondo la prospettiva del cambiamento il processo analitico costituisce un lento cammino di progressioni e regressioni resistentive e arresti. Il rapporto terapeutico, “l’essere con” del terapeuta e del paziente è il motore del cambiamento. In questo senso la terapia è un processo complesso in cui vi possono essere diversi aspetti: esplorativo, trasformativo, prospettico-creativo.
Prima di giungere all’esplicazione di queste tre fasi del percorso terapeutico è utile spostare l’attenzione su empatia e processo di incoraggiamento che divengono, nel continuum psicoterapeutico, elementi fondanti la relazione terapeutica.
Non è possibile, infatti, una vera comunicazione, né autentico incontro, scambio, dialogo e comprensione senza empatia, senza cogliere e penetrare il sentire e il patire altrui(E. Borgna, 2001). Attraverso il processo di incoraggiamento empatico, edificato sul contenimento, il terapeuta prova ad attribuire e quindi a condividere stati mentali quali intenzioni, emozioni, desideri, credenze, dialogando in modo intersoggettivo con la logica privata del paziente: la coppia creativa costituisce, quindi, un incontro tra menti, una logica comune condivisa emozionalmente( G. Ferrigno, 2005). La coppia terapeutica costruisce gradualmente un sovracodice comunicativo interattivo, verbale e non verbale, che comprende una simbologia finzionale, progressivamente negoziata da entrambe e le parti e condivisa all’interno dell’area di incontro. L‘alleanza terapeutica stessa, matura gradualmente verso modalità comunicative sempre più evolute: l’analista, attraverso il processo di incoraggiamento empatico, che si basa sul capire e farsi capire, prova gradatamente a condividere la logica privata del paziente che a sua volta corrompe, in un gioco reciproco di contaminazione e seduzione, la logica privata dell’analista. Si origina perciò una logica comune condivisa dalla coppia creativa terapeutica. Il saper conversare all’interno dell’analisi, utilizzando le emozioni, come ponte di incontro mentale con il paziente, rappresenta il primo passo del processo di incoraggiamento. Incoraggiare significa, infatti, tendere una mano a chi soffre, prenderlo per mano, riuscire a entrare nella sua mente, ma anche nel suo cuore accendendo la luce del rapporto intersoggettivo(G. Ferrigno, 2005). L’incoraggiamento adleriano impegna il terapeuta a sottolineare l’utilità di quanto ha ricevuto e, assieme, a stimolare il soggetto a offrire del materiale più emotivo e non così razionalizzato. Sentirsi compresi e incoraggiati attenua le difese e consente ai contenuti inconsci di emergere senza la classica contropartita della sofferenza. Nel processo di recupero essere affiancati da un compagno di strada più esperto, ma non frustrante, riduce l’ansia nell’impatto con le nuove situazioni di rischio. Secondo la prospettiva del cambiamento il processo analitico costituisce un lento cammino di progressioni e regressioni resistentive e arresti. Il rapporto terapeutico, “l’essere con” del terapeuta e del paziente è il motore del cambiamento. In questo senso la terapia è un processo complesso in cui vi possono essere diversi aspetti: esplorativo, trasformativo, prospettico-creativo.
FASE ESPLORATIVA: la comprensione dello stile di vita attiene, di norma, alla fase iniziale del trattamento e si accompagna alla costruzione della relazione terapeutica. In questa fase l’analista configura la diagnosi psicopatologica e la struttura della personalità del paziente come, anche, le ipotesi circa il significato prospettico della crisi e della richiesta d’aiuto. Vengono valutate il rapporto di forza tra istanze fondamentali del paziente al fine di prevedere il tipo di alleanza di lavoro possibile e il grado di frustrazione ottimale tollerabile dal paziente a livello storico e fantasmatico.Questi momenti valutativi, di norma, hanno importanza per il costruirsi delle successive identificazioni fondanti la relazione terapeutica. In questa fase emerge l’accordo analitico che consiste nel definire il piano di lavoro e il setting dei due attori della relazione. Il sentimento sociale, tramite valenze identificatorie consentirà all’analista di dosare l’esplicitazione delle regole tecniche dell’analisi senza attivare nel paziente ulteriori precoci resistenze(S. Fassino, 1990).
FASE TRASFORMATIVA: è la fase che veicola la formazione di nuove configurazioni delle istanze e dei bisogni( A. Ferrero, 2000b).
Questa fase è caratterizzata dallo sviluppo dell’analisi del Sé- Stile di vita, sia dei momenti costitutivi del romanzo familiare che della linea direttrice e delle mete finzionali del paziente. Tale fase è centrata sull’analisi delle relazioni con il paziente ed è quì l’esperienza emotiva e correttiva che contiene l’agente terapeutico. Lo strumento impiegato dall’analista in questa fase è la presenza significativa (G.G Rovera, 1990). Dal sintomo, segnale e difesa dei bisogni di crescita, il paziente, trasformando la patologia regressiva in progressiva(S.Fassino, 1990), nel corso dell’analisi individua ed elabora nuovi motivi (G.Rovera, 1982) del suo agire significativo. Il tramite della trasformazione è dato dall’essere con, il paziente è con il suo analista.
FASE PROSPETTICA: caratterizza gli sviluppi del processo verso l’apertura di nuove configurazioni dei progetti esistenziali. In questa fase le comprensioni emotive del sintomo consentiranno al paziente il riorientamento della linea direttrice verso uno stile di vita più creativamente riadattato, con il recupero o costruzione della sua soggettività(G.G. Rovera, 1990). In questo momento particolare è situata la ricerca delle mete autorealizzative(A. Maslow, 1973). Il sé creativo dell’analista, inteso come un sistema ad alta soggettività, interpreta e rende significative le esperienze dell’individuo e le attiva tramite un processo progettuale. In questo contesto l’empatia dell’analista e l’estrinsecazione verbale sono il riconoscimento delle autentiche potenzialità progettuali del paziente. Tramite un’identificazione creativa(S. Fassino, 1990) l’analista percepisce le possibilità del paziente di accordare le valenze del sentimento sociale e della volontà di potenza in un progetto creativo. Ma la richiesta empatica posta al paziente riguarderà solo quanto gli è concesso di sentire o fare, evitando messaggi esigenti, per non innescare processi di scoraggiamento(D.Dinkeimer, R. Dreikurs, 1963). Lo scoraggiamento, infatti, incombe solo nell’occasione dello smascheramento delle mete fittizie e nelle frustrazioni prodotte dal processo trasformativo di rinuncia ai sintomi; i vissuti di perdita e svuotamento possono essere terreni fertili per il processo di transmotivazione (G.G. Rovera, 1982). Questo è un processo prospettico e progettuale per cui l’individuo può riprendere lo sviluppo del sé passando da un livello motivazionale a quello successivo. Si tratta di avviare un cammino verso la gratificazione dei bisogni alti e supremi tra cui l’accettazione di sé e degli altri, un’adeguata qualità del distacco e della solitudine, ecc. L’esperienza creativa esprime, quindi, una autoaffermazione utile per il senso comune(H.Ansbacher, 1956) e rappresenta il più avanzato tentativo di coesione armonica del sé e della sua appartenenza cosmica( A. Adler, 1930). Il momento prospettico è perciò l’occasione per i collaudi creativi del sé, come esperienza di stati soggettivi di ricerca di ulteriori somiglianze tra le esperienze passate e risultato di una composizione precaria, ma ottimale delle conflittualità tra le istanze fondamentali. L’oggetto creato è inerente a trasformazioni di abitudini quotidiane(cfr. “il valore dell’inutile” in F. Parenti, 1988). Esso accresce l’autostima del soggetto attraverso una compensazione positiva e socialmente utile del sentimento di inferiorità: tali iniziative consentono l’attivazione di circoli virtuosi che esistano in trasformazioni esistenziali significative per il senso della vita(A. Adler, 1933, V. E. Frankl,1972).
Gli elementi dinamici sopra descritti, il processo di incoraggiamento e l’empatia, assumono valori differenti a seconda delle diverse fasi della terapia, suddividendosi a loro volta in sub-elementi, che dettagliano le operazioni che si svolgono durante la singola seduta. Ogni sub-elemento prevede l’utilizzo di un gruppo di interventi tecnici (TI), classificati secondo il Menninger Clinic Intervention Project.
Gli strumenti tecnici possono dividersi in esplorativi e in validanti. I primi promuovono le connessioni del vissuto cosciente ad elementi dinamicamente inconsci (interpretazione), subconsci (confrontazione) o già consapevoli (chiarificazione). I secondi promuovono il riconoscimento e l’importanza di determinati vissuti, situazioni o comportamenti (convalidazione empatica, consigli ed elogi, conferme e prescrizioni).
L’interpretazione è lo strumento fondamentale delle terapie espressive, ha lo scopo di rendere conscio ciò che prima non lo era, collega i sentimenti, i vissuti e le emozioni ai loro significati originari inconsci. L’interpretazione può focalizzarsi sul transfert o su tematiche non transferali. La confrontazione ha lo scopo di chiarire come un comportamento del paziente influisce sugli altri; attraverso questo strumento il terapeuta può evidenziare un sentimento negato o represso. La chiarificazione consiste in un tirare le fila delle verbalizzazioni del paziente, avendo come obiettivo quello di aiutarlo a far luce su qualcosa che gli è difficile esprimere a parole.
La tecnica dei consigli consiste nel dare al paziente suggerimenti diretti su come comportarsi, mentre gli elogi esprime un’aperta approvazione a parte del terapeuta su certi comportamenti del paziente. La conferma, invece, è rappresentata da semplici commenti a sostegno di quelli di commenti o comportamenti del paziente.